JESU
Justin Broadrick ha dato vita ai Godflesh quando aveva 18 anni, era la seconda metà degli anni '80 e la prima uscita, omonima nel 1988, ha ridefinito il concetto di musica industriale e ha donato alla Earache una parte della fama di etichetta innovativa e ricercatrice. Nei due anni precedenti aveva già messo insieme i Napalm Death (suonando sul cacofonico e celebrato Scum), oltre agli album pubblicati con Head Of David e Fall Of Because, altri pilastri della musica industriale. A vent'anni da allora e con una carriera divisa fra Godflesh ed eccellenti progetti laterali (God, Techno Animal, Final, Curse Of The Golden Vampire e altri) Broadrick è tornato dopo una pausa di due anni con un progetto prioritario, che molti vedono o vogliono vedere come la reincarnazione dei Godflesh: Jesu però va molto più in là, sceglie di non ricorrere allo scattare meccanico di Streetcleaner o Like Rats, ma si muove inquieto in territori che sono ben più vicino a Mogwai, My Bloody Valentine o Godspeed you Black Emperor! che a qualsiasi tipo di estremismo. Il fondale dei pezzi rimane ispessito da una coltre di immobile sporco chitarristico, ma la musica di Broadrick non è mai stata così "leggera" e ariosa: "L'album e l'EP Heartache non hanno particolare valore nel definire quali possano essere la natura e il suono di Jesu nel futuro. Cambieremo musicisti, formazione, strumentazione e attrezzatura. Le coordinate di base sono state stabilite, la natura di Jesu sarà sempre in equilibrio fra il brutale e il sublime, sempre immersa in un'intollerabile tristezza". Prima Dio (Godflesh), ora Gesù, e l'album si apre con Path To Divinity. I riferimenti religiosi si sprecano, ma Jesu era anche il titolo dell'ultimo brano dell'ultimo album dei Godflesh. "Durante la registrazione dell'ultimo album dei Godflesh sapevo già che la loro fine era vicina, ma la scelta del nome Jesu per quella canzone è stata successiva a una specie di sogno che ho fatto all'interno del quale il mio nuovo gruppo si chiamava così. Poi siccome non riuscivo a dare un nome al pezzo, l'ho chiamato così. In realtà sono semplicemente affascinato e attratto da questo tipo di nomi/parole/immaginario, perchè le trovo potenti, ambigue, hanno un grande potere di suggestionarmi." L'affiliazione a un'etichetta come la Hydrahead porta i Jesu all'attenzione di molti fan delle ultime evoluzioni di quello che una volta era semplicemente hardcore o noise. C'è un posizionamento particolare che credete di meritare o che ritenete appropriato? "Davvero, faccio solo musica per me stesso, è sempre stato così e non può che esserlo. Il primo album di Jesu è un disco pesantemente basato sugli sviluppi di relazioni di vario tipo, relazioni che diventano allegorie per affrontare soggetti più ampii. E' come se ai Godflesh avessi tolto la rabbia e il nichilismo che li animavano dall'inizio: ho imparato è inutile prendersela col modo intero, se ne ricava solamente frustrazione e senso d'impotenza. Ora preferisco fare mie le questioni che mi stanno a cuore e cerco di razionalizzarle e trovare una soluzione nella mia testa prima di tutto. So che non c'entra molto con lo stato delle cose di una qualsiasi scena musicale, ma così funziona per me". Hai in uscita in Autunno su Neurot Recordings anche il nuovo album 3 del progetto Final, una tua emanazione ambient/elettronica, ce ne vuoi parlare? "Si tratterà di un doppio CD che conterrà oltre due ore di materiale al quale ho lavorato su un periodo molto lungo e che praticamente deve uscire dal 1999. Sarà una versione aggiornata delle esplorazioni ambient/drone che ho già effettuato in passato."
(Rumore, Giugno 2005)
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