martedì, aprile 10, 2007

MY WORK IS DONE

Cosa c'è di meglio, nel giorno in cui muore Gesù, di intervistare Steve Von Till? Niente, peccato che poi resusciti. Però come dice un mio amico, "l'anno prossimo crepa di nuovo".

Al Borderline mezz'ora acustica con alcuni pezzi dai due dischi da solo, e poi un'ora abbondante di Harvestman con l'aiuto di un altro chitarrista. Onde di chitarre acustiche ed elettriche e un paio di strumenti simil-fisarmonica ("a soffietto"? come li vogliam chiamare? boh.) a dare respiro alla musica. Ma non "dare respiro" nel senso di renderla più ariosa, proprio nel senso di comunicare un'attività polmonare. Ovviamente roba da tossicodipendenti, ma le impennate e i rilasci si inseguono in un modo organico, naturale, per nulla artefatto. Chiaramente aiuta che sia tutto completamente improvvisato, e missà che aiuta anche la bottiglia di scotch che si passano sul palco. E anche le Guinness che mi son bevuto io alla lunga avran contribuito alla riuscita psichedelica del tutto. In ogni caso una bella serata di pessimismo, fastidio e pesantezza psicologica. Quel che ci voleva per la Santa Pasqua!

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