MY WORK IS DONE
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Al Borderline mezz'ora acustica con alcuni pezzi dai due dischi da solo, e poi un'ora abbondante di Harvestman con l'aiuto di un altro chitarrista. Onde di chitarre acustiche ed elettriche e un paio di strumenti simil-fisarmonica ("a soffietto"? come li vogliam chiamare? boh.) a dare respiro alla musica. Ma non "dare respiro" nel senso di renderla più ariosa, proprio nel senso di comunicare un'attività polmonare. Ovviamente roba da tossicodipendenti, ma le impennate e i rilasci si inseguono in un modo organico, naturale, per nulla artefatto. Chiaramente aiuta che sia tutto completamente improvvisato, e missà che aiuta anche la bottiglia di scotch che si passano sul palco. E anche le Guinness che mi son bevuto io alla lunga avran contribuito alla riuscita psichedelica del tutto. In ogni caso una bella serata di pessimismo, fastidio e pesantezza psicologica. Quel che ci voleva per la Santa Pasqua!
Etichette: Musica pettinata, Vado e poi torno
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