DEATH TO FALSE METAL
Come ogni anno arriva. Sembra sempre lontano, tantissimo in là nel tempo. E invece giunge puntuale, quest'anno in un'edizione (forse) maldestramente allargata a quattro giorni e con i due centrali per il sottoscritto semplicemente orrendi - a parte ovviamente il fatto di fare battute pessimee infantili sul fatto che al batterista dei Def Leppard manchi un braccio. C'è scritto proprio Def Leppard. Letto bene. E Whitesnake, anche. Cristo-in-croce i Whitesnake. L'unico modo di uccidere Coverdale dev'essere un paletto di frassino a questo punto. Insomma arriva il Gods Of Metal. Per motivi professionali terrò le chiappe dentro l'area del festival per tutta la durata del medesimo, per la maggior parte del tempo all'ombra sotto il garrulo stand di una mia etichetta. Ieri ho avuto una buona idea (ogni tanto, una) e il piccolo frigo Red Bull che c'è in ufficio viene con me: un uomo deve avere una birra fresca a portata di mano. Alla fine la questione è sempre la stessa - il Gods Of Metal, volente o nolente, mi riporta alla mente un periodo preciso della mia vita, un periodo durante il quale era tutto nuovo, non tutto bello, ma tutto sommato sufficientemente attrante: l'idea in sè di guadagnarsi da campare con il rock'n'roll (e DERIVATI) non è che possa fare tanto schifo quando sei giovanissimo, no? Oggi le cose sono chiaramente cambiate e in quel posto m'interessano solo la birra e un 5% dei gruppi (Down, Deftones, Alice In Chains per la cronaca). Le metallare non sono esattamente il mio tipo. Non ho sogni di gloria. Non sventolo il pass anche se il mio agente mi ha fatto trovare un gold-laminate-vai-dove-cazzo-ti-pare-no-figurati-non-sei-mai-in-mezzo-ai-coglioni-vuoi-una-birra. Epperò - tanto e tale è stato il lavoro ultimamente e tanti e tali sono gli amici che intervengono che mi aspetto di divertirmi un bel po' e di non avere troppe cose senza senso da fare.





























